Paranoia Agent, del celebre regista di animazione Satoshi Kon, è una serie composta da 13 episodi del 2004.
Attraverso il mistero di aggressioni a catena verso persone sopraffatte dai propri problemi, vuol raccontare la psiche umana, la voglia di scappare da eventi troppo grandi per noi e il desiderio di lottare.
La storia inizia, infatti, con il tentativo di furto e l’aggressione di Tsukiko Sagi, la famosa disegnatrice che ha partorito la mascotte Maromi.
Da qui in avanti saranno presenti PESANTI SPOILER.
A indagare vengono chiamati il vice ispettore Keiichi Ikari, dai modi demode e dal suo giovane assistente, il detective Mitsuhiro Maniwa, più aperto ama esplorare possibilità diverse e usa metodi di indagine non convenzionali.
Il misterioso aggressore, un ragazzino con la mazza e il cappellino da baseball e i rollerblade, viene soprannominato Shonen Bat e in breve diventa una leggenda metropolitana, anche grazie alle chiacchiere dei pettegoli, che lo infilano in ogni avvenimento.
Ogni episodio racchiude un tema diverso, difficile e anche sbagliato raccontarli tutti, si leverebbe allo spettatore il gusto della visione.
Tra quelli più intriganti c’è da segnalare l’episodio sul tema del doppio, dove un’insegnante, che fa lezioni ad un ragazzino, nel privato fa anche la squillo e non sa liberarsi di questa sua doppia vita.
Nella stessa puntata vediamo Masami Hirukawa, che va spesso da lei e non solo da lei, facendosi chiamare “paparino”.
Mentre i due detective indagano, senza riuscire a prendere il misterioso assalitore, a prendersi il merito della cattura, per un certo periodo, sarà proprio Hirukawa, agente corrotto, padre di Taeko, che lo considera un eroe ma va completamente in crisi e diventa una nuova vittima di Shonen Bat, quando scopre che il padre la spia da anni con la telecamera.
Triste e terrificante il momento in cui Taeko scopre la verità sul padre eroe, tutto crolla, la sua stessa identità. E c’è chi ancora mette in dubbio che essere feriti da un genitore sia una cosa leggera e facilmente perdonabile. Perdere la propria identità equivale a morire per certi versi.
Mi ha fatto pensare sia a Fringe, quando Peter Bishop scopre la verità sulle sue origini e non ha più fiducia né nel “padre” né nella donna che ama, che gli hanno nascosto tutto, sia all’ultimo romanzo della saga de “Il cimitero dei libri dimenticati” quando una ragazzina scopre che i suoi veri genitori sono dei desaparecidos e suo “padre” il loro assassino.
Fan trailer Paranoia Agent
Altra puntata molto bella è quella sul gruppo di “suicidi”, che, alla fine, non vogliono veramente morire e quando sono lì lì per farlo, trovano ogni scusa per fermarsi. Tutto per merito di una ragazzina che si era iscritta alla chat per gioco, in un gioco più grande di lei e non sapeva nemmeno dove sarebbe andata a finire.
Divertente anche l’episodio sulle pettegole, che trasformano ogni evento locale e nazionale, aggiungendoci sempre Shonen Bat, creando situazioni surreali al massimo, prendendo però in giro la nuova vicina che, invece, racconta fatti veri, avendoli sentiti da gente che sa. La donna finisce per rimanere talmente coinvolta da loro, da commettere qualche errore imperdonabile con il marito…
Devastante, invece, dal punto di vista umano, l’episodio sulla moglie di Keiichi Ikari, una donna che è sempre stata malata di cuore ma ha affrontato con coraggio e perseveranza la sua malattia, riuscendo a vivere una vita quasi normale, anche grazie all’appoggio e all’amore incondizionato del marito, un uomo capace di affrontare la realtà, anche se ne vuole scappare continuamente, come tutti, che teme di non essere abbastanza per lei, cosa, che, a sua volta, la donna pensa di se stessa.
La rivelazione finale su chi sia il misterioso Shonen Bat non la racconto, dico solo che Satoshi Kon era bravissimo a raccontare i demoni del genere umano ma anche il suo coraggio.
E un autore così ci manca tantissimo, soprattutto in un momento come questo.
Sigla Paranoia Agent
Interessante analisi su Paranoia Agent
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